Armi : Art. 699 cp e Art. 4 L 110/75 discrimine

22 Ott

Armi : Art. 699 cp e Art. 4 L 110/75 discrimine

Secondo la pacifica giurisprudenza di questa Corte (ex plurimis, Sez. 1, n. 9 del 10/01/1992, Ceccherini, Rv. 191120-01), il discrimine tra le contravvenzioni rispettivamente previste dagli artt. 699 cod. pen. e 4, secondo e terzo comma, legge 110 del 1975 risiede nel fatto che la prima fattispecie ha ad oggetto le armi c.d. proprie, la cui destinazione naturale è l’offesa alla persona (e di cui è ammesso il porto solo previa licenza, ove concedibile), mentre la seconda ha ad oggetto le armi c.d. improprie, ossia gli altri strumenti da punta o da taglio, e gli altri oggetti utilizzabili anche per l’offesa alla persona ma a ciò non ordinariamente deputati (di cui è ammesso il porto solo in presenza di giustificato motivo).La distinzione risiede non tanto nelle caratteristiche costruttive e strutturali dei singoli strumenti e nella idoneità all’offesa alla persona, spesso comuni ad entrambe le categorie, quanto nella individuazione, tra tutte le possibili destinazioni, di quella principale corrispondente all’uso normale, da accertare con specifico riferimento a quello che rappresenta l’impiego naturale dei singoli strumenti in un determinato ambiente sociale alla stregua dei costumi, delle usanze e delle esperienze affermatisi in un dato momento storico (Sez. 1, n. 37208 del 14/11/2013, dep. 2014, Carnicelli, Rv. 260776-01). Le caratteristiche suddette vengono, comunque, in ausilio, essendo normalmente qualificabili armi proprie il coltello «a scatto» (di cui è vietato il porto in modo assoluto, non essendo ammessa licenza da parte delle leggi di pubblica sicurezza: Sez. 1, n. 45548 del 23/09/2015, Marchesi, Rv. 265278-01; Sez. F, n. 33604 del 30/08/2012, Luciani, Rv. 253427-01; Sez. 1, n. 16785 del 07/04/2010, Pierantoni, Rv. 246947-01), ovvero l’arma caratterizzata da punta aguzza e doppio filo di lama (Sez. 1, n. 10979 del 03/12/2014, dep. 2015, Campo, Rv. 262867-01), generalmente definita pugnale (a meno che non abbia mero uso sportivo: Sez. 3, n. 4220 del 21/12/2010, dep. 2011, Gueye, Rv. 249315-01). Ciò posto, è proprio in relazione all’esatta identificazione di ciascuna delle armi «bianche» sequestrate, e alla conseguente loro (eventualmente distinta) riconduzione all’una o all’altra categoria, che la motivazione della sentenza impugnata si rivela carente; né essa risulta utilmente integrabile con quella di primo grado, parimenti silente sul punto. La qualificazione degli oggetti in imputazione come armi proprie, operata per relationem alle fotografie (queste ultime non meglio illustrate) e al contenuto (genericamente richiamato) del verbale di sequestro, è assertiva, pur a fronte delle doglianze specifiche mosse dagli appellanti al riguardo. I profili discriminanti – ossia la destinazione naturale di ciascun arma, sulla base delle caratteristiche costruttive e del loro impiego socialmente prevedibile – non sono esaminati, né con riferimento agli asseriti pugnali (non è precisato se siano a doppio filo e acuminati, e non si dibatte dell’eventuale loro riferibilità all’esercizio dell’arte marziale), né ai coltelli a serramanico (ossia pieghevoli), che non è detto siano a scatto (o abbiano le suddette caratteristiche dell’arma propria), e neppure rispetto all’ascia (espressamente definita, anzi, come destinata all’esercizio dell’arte marziale, e quindi ad un uso non intrinsecamente offensivo).

Sez. PRIMAPENALE,Sentenza n.7372 del 18/02/2019 (ECLI:IT:CASS:2019:7372PEN),udienza del 30/01/2019,Presidente IASILLO ADRIANO Relatore CENTOFANTI FRANCESCO

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